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sabato 28 novembre 2015

Teodoro Custodero: Pensieri superflui sul futuro

Copertina di Pierpaolo Miccolis
Ci sono giorni in cui scrivere è come vomitare: oggi per me è uno di quei giorni. Non è che abbia qualcosa di decisivo da comunicare ma sento una pressione interiore che mi obbliga a farlo. Quando si vomita lo si fa non certo per piacere, a meno che non si abbia un disturbo alimentare – ed anche lì il concetto di piacere andrebbe discusso – ma perché si sente la necessità di liberare il proprio corpo da qualcosa che lo disturba. Così, forse, io scrivendo oggi libererò la mia mente dai pensieri che la assillano.
Ho da poco pubblicato un libro di filosofia e la cosa mi ha gratificato molto. La filosofia, oggetto dei miei studi universitari, è insieme alla musica e ai fumetti uno dei miei passatempi preferiti. Eppure dopo i fatti di Parigi mi sento un po’ in colpa per questo. O meglio, sento di aver fatto poco. Non ho mai pensato che le parole possano cambiare il mondo, anzi. Sono sempre stato pessimista sulle potenzialità della ragione umana eppure oggi sento che qualcosa di buono è in suo potere. Credo che la ragione potrebbe servire all’uomo per stilare le previsioni dei tempi: la ragione insomma dovrebbe disegnare i possibili scenari futuri.
L’idea della fine di questo mondo a causa di guerre, inquinamento e catastrofi naturali è così conforme alla ragione e all’esperienza da non aver bisogno della fede in qualche dio per essere giustificata. Anzi, ormai è la ragione che necessita di giustificazioni per spiegare all’umanità come mai ha permesso che si arrivasse a questo punto. Gli scenari apocalittici della ragione infatti contemplano come esito finale della storia la morte, quelli religiosi la vita, “un nuovo cielo e una nuova terra” (Ap. 21, 22). Forse assistiamo a questa debacle della ragione perché è malata di storicismo. Per la ragione pare che abbia valore solo la dimensione del passato: si dice che la storia dovrebbe essere maestra di vita e così dicendo si girano le spalle al presente e al futuro. Come si fa a camminare in avanti con la testa rivolta indietro? Come si fa a pensare alla guerra in corso invocando le categorie ormai marce delle scontro di civiltà, della guerra di religione ed altre anticaglie simili? Non dovrebbe forse la ragione cercare nel presente la chiave di lettura delle sue contraddizioni per poter poi immaginare di muoversi nel futuro? O forse è così convinta che questo mondo è vicino alla fine da non sentire la necessità di trovarle?

[Teodoro Custodero è autore di Pensieri superflui sullo spirito ai tempi di Facebook, Pietre Vive 2015]

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